Il 39 per cento delle persone occupate che non riesce ad esprimere la propria personalità nel lavoro svolto. Tra i ceti popolari questa forma di disagio vola al 61 per cento e, segnale molto significativo, sale al 49 per cento tra i giovani under 30 anni
A pochi giorni dal Primo maggio è utile tornare a dare uno sguardo alle dinamiche del rapporto tra il lavoro e le persone, per individuare alcuni dei fenomeni che marcano questa relazione. In primo luogo, negli ultimi lustri, sono riemerse con forza diverse forme di alienazione. È lievitata l’alienazione dal prodotto (il senso di distacco, quel non avvertire come proprio il risultato finale della attività lavorativa).
Le forme di insoddisfazione
Il 23 per cento delle persone (42 per cento nei ceti popolari) si sente disconnesso dal prodotto finale. Altra forma di alienazione è quella più complessiva verso l’attività produttiva (il lavoro è vissuto come qualcosa di esterno, imposto, non come espressione della propria creatività o libertà). Il 22 per cento delle persone afferma di fare una attività senza un particolare significato per sé (anche in questo caso tra i ceti popolari la percentuale vola al 47 per cento). Infine, abbiamo anche una terza forma di alienazione, che è anche una forma di dissonanza profonda, quella della distanza tra il lavoro e la propria essenza personale, il sé autentico.
Questa forma di dissonanza è la più forte e persistente nella realtà di oggi, con il 39 per cento delle persone occupate che non riesce ad esprimere la propria personalità nel lavoro svolto. Tra i ceti popolari questa forma di disagio vola al 61 per cento e, segnale molto significativo, sale al 49 per cento tra i giovani under 30 anni. Nella realtà lavorativa contemporanea, sulla base dei dati rilevati recentemente dall’osservatorio Fragilitalia del centro studi Legacoop e Ipsos, ci sono anche altre forme di dissonanza come, ad esempio, la dissociazione forzata generata dal lavoro rispetto alla vita personale. Una interferenza denunciata dal 35 per cento degli italiani, che nei ceti popolari arriva addirittura al 61 per cento e nelle fasce generazionali centrali (31-50 anni) tocca il 42 per cento.
Di pari passo con le forme di alienazione e dissonanza sono in aumento anche le dinamiche di disaffiliazione. Due dati sono eloquenti: il 40 per cento delle persone si sente emotivamente esausto a causa del lavoro. Una sensazione che vola al 69 per cento tra i ceti popolari e al 45 per cento tra le donne. Altro esempio dei processi di disaffiliazione è la percentuale di persone che si sente più realizzata nelle attività che svolge al di fuori dal lavoro (55 per cento). Un dato che come negli altri casi svetta tra i ceti popolari (64 per cento) e nella fascia generazionale lavorativa centrale, tra i 31 e 50 anni (62 per cento).
Cause e conseguenze
Le cause all’origine di queste dinamiche sono molteplici. Le possiamo rintracciare nella ricerca del profitto a scapito del benessere dei lavoratori; nell’intensificazione e standardizzazione delle forme di gestione, monitoraggio e controllo del lavoro; nell’aumento della competizione, della pressione sui ritmi di lavoro e nella contemporanea compressione dei salari; nella precarizzazione, che rende difficile costruire identità professionali stabili.
Le conseguenze sulle persone delle forme di alienazione e disaffiliazione sono a vari livelli: includono burnout e stress lavoro-correlato; crisi di identità e perdita di significato del lavoro; disaffezione e disimpegno lavorativo, nonché problemi di salute mentale per le persone. Non solo. Crescono le forme di disarmonia emotiva (le persone sono costrette a modificare le proprie emozioni per soddisfare le aspettative organizzative, creando una dissonanza tra sentimenti reali e comportamenti richiesti) e le forme di dissociazione identitaria (le nuove forme di lavoro flessibile compromettano la capacità delle persone di sviluppare narrazioni coerenti della propria identità).
L’alienazione, la dissonanza e la disaffiliazione sono fenomeni interconnessi che riflettono la crisi del rapporto tra individuo e lavoro nella società contemporanea. Essi emergono quando il lavoro non è più fonte di realizzazione, ma è portatore di estraneità, disagio e perdita di senso, con profonde ripercussioni su salute e identità personale. Se vogliamo iniziare a parlare seriamente di qualità del lavoro e human resource, non possiamo che iniziare da qui.
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